Per il volontario ogni situazione in Comunità ha le sue regole
Il rapporto con i residenti Necessità
a) Relazione di aiuto e di cura
Il volontario stabilisce con i residenti una relazione di aiuto e di cura. Egli sa bene che il residente ha problemi di dipendenza, ha vissuto tante sofferenze, è dotato di capacità, ma ha commesso errori: potrà, quindi, aiutarlo a riscoprire alcuni valori presenti nella sua vita e che la società stessa forse non è riuscita a riconoscere e sviluppare. È per questo che il volontario dovrà entrare in contatto con i residenti con grande rispetto, in quanto persone, e anche con grande premura, in quanto persone ferite e dunque fragili. Il residente, per la sua dipendenza, per il carico pesante del suo passato negativo e anche per le azioni illecite e immorali che potrebbe aver compiuto, resta sempre una creatura con la sua dignità che, per quanto vilipesa, non è stata completamente distrutta. Per questo motivo il volontario non dovrà usare parole offensive né espressioni di insulto ma, con le sue parole e con il suo atteggiamento, farà di tutto per fargli dimenticare il passato senza mai rinfacciarglielo.
Il volontario potrà aiutare il residente a recuperare la stima di sé e il suo senso morale, lo aiuterà a vivere come cittadino onesto nella società, a orientare il suo animo al bene. Nell’errore, nella trasgressione, la persona perde di vista ciò che di bello è nel profondo del suo essere, si identifica con ciò che vede di negativo e che rimane superficiale: per questo il volontario potrà aiutarlo a riconoscere la sua bellezza interiore e a fargli riscoprire il tesoro che è nascosto in lui. Per quanto cordiale, il volontario non deve instaurare con i residenti rapporti di eccessiva confidenza, evitando perciò di parlare con lui della propria vita personale e familiare, e ancor meno affettiva. Non dovrà fornire al residente dati personali riguardanti l’abitazione, il luogo di lavoro, le proprie frequentazioni, i numeri telefonici, ecc.; allo stesso modo dovrà evitare di esprimere le sue problematiche personali, sebbene l’intento potrebbe essere positivo. Tutte le notizie, di cui il residente può venire in possesso, potrebbero essere utilizzate a sfavore del volontario nel momento in cui il residente dovesse decidere di abbandonare la Comunità. Il volontario non può prestarsi a fare da mediatore tra il residente e le persone esterne alla Comunità, fossero anche familiari o persone significative per i legami affettivi che esistono tra loro: le relazioni con le persone esterne sono gestite dagli operatori che, non solo personalmente ma come gruppo, possono valutare meglio i benefici e i rischi che ogni relazione comporta. Quando parla con un residente, il volontario dovrà evitare di parlar male degli altri residenti, degli altri volontari, dei familiari, degli operatori e non deve riferirgli notizie di cui è potuto venire a conoscenza. Il volontario non dovrà fare promesse al residente, di nessun genere, neanche di aiuti lavorativi, nè anticiperà la sua eventuale disponibilità, suggerendo al residente di fare delle richieste, per servizi o regali, che lui è pronto ad esaudire. Il volontario si ricorderà sempre di svolgere il suo servizio a favore di tutti i residenti, senza prediligere nessuno, mostrando magari più disponibilità, più attenzione, più dolcezza verso chi è più intelligente, più capace, più affettuoso, gentile, rispettoso: dovrà impegnarsi, invece, a superare l’antipatia che può nascere di fronte a residenti più chiusi, più scostanti, più impulsivi, ingrati, ignoranti, ribelli. Le volontarie eviteranno di mostrare qualche particolare preferenza verso i residenti, perché ciò potrebbe far sviluppare, da una o da entrambe le parti, dei legami affettivi, cosa che risulta essere nociva nelle prime due fasi del Programma e inopportuno nella terza fase. La volontaria provocherebbe invidie, gelosie, compromessi all’interno della Comunità, disturberebbe i rapporti sereni tra i residenti e distoglierebbe in modo particolare il giovane dal Programma che sta svolgendo. Il volontario si impegnerà ad essere, per i residenti, un esempio di umiltà che è la via regale che tutti dovrebbero seguire. Egli non si presenterà al residente borioso, arrogante, superbo, preoccupato di evidenziare i suoi titoli, la sua cultura, il suo curriculum di volontario, le sue conoscenze di persone importanti, i suoi meriti. Eviterà di parlare sempre di sé, di ciò che è riuscito a realizzare nella sua vita né si crederà capace di risolvere tutti i problemi, di trovare sempre la soluzione più giusta e adatta, di dare tutte le risposte alle domande che i residenti gli pongono, minimizzando le loro difficoltà e le loro sofferenze. Se il volontario ha un’esperienza di fede, avrà tutto l’obbligo morale di testimoniarla ai residenti con la propria vita, con l’esempio e la parola e ciò dovrà avvenire con discrezione, senza insistenze, senza diventare ossessionante. Sia per un dovere morale che per un obbligo di legge (privacy) i volontari sono tenuti alla segretezza di tutti i dati che riguardano i residenti, gli altri volontari e i familiari dei residenti. In modo particolare, non dovranno comunicare ad altri, se non a chi per regolamento deve saperle, le problematiche dei residenti di cui possono venire, direttamente o indirettamente, a conoscenza.
Il volontario, dunque, starà attento a non screditare il residente, a non denigrarlo e a non disprezzarlo, soprattutto nel momento in cui riceve un rimprovero dall’operatore, oppure è stato messo “in esperienza” o “fuori struttura”; allo stesso modo si comporterà quando il residente rientra in Comunità dopo essere andato via, oppure dopo una sua ricaduta. Questo atteggiamento di benevolenza non dovrà naturalmente essere fatto per pura formalità, ma con convinzione e di vero cuore: l’amore non nasconde la verità, non è ipocrita, non è falso, ma non è nemmeno distruttivo; la verità va detta nella carità e la carità dovrà essere sincera.
Il volontario, pur essendo stato informato circa il carattere difficile di qualche residente, non si lascerà sopraffare dai pregiudizi nei suoi confronti e non deve vivere nella continua paura di essere manipolato, ingannato, raggirato. Al contrario, pur agendo con prudenza, cercherà di essere sicuro di sé stesso, del posto che occupa, del compito che svolge: ciò potrà farlo se mostrerà ai residenti di conoscere le regole, il senso e lo svolgimento del Programma, se avrà fiducia nel percorso educativo che esso propone e negli operatori che ne seguono lo svolgimento. Il volontario, per quanto sarà affabile, mite, dolce, comprensivo, non dovrà diventare mai complice del residente, perciò non agirà da solo nè conserverà segreti, ma metterà al corrente gli operatori di tutto ciò che vede, ascolta, nota o anche solo di eventuali suoi dubbi.
Se qualche volta il volontario dovesse essere incerto su una regola da osservare o su come comportarsi in una determinata situazione, cercherà prima di chiedere chiarimenti all’operatore ma, se questi non è disponibile, allora potrà confrontarsi con un altro volontario; se anche il volontario non è disponibile, allora potrà consultarsi momentaneamente con il coordinatore della casa, ripromettendosi poi di confrontarsi con l’operatore.Farà conoscere in seguito al residente l’esito della consultazione in modo da ridimensionare il ruolo del coordinatore, che potrebbe prevaricare su quello del volontario.
Il volontario si impegnerà a trasmettere ai residenti un modo di pensare, di vivere e di agire positivo che per molti di loro potrebbe risultare nuovo; potrà insegnare, con il suo esempio, che è possibile la gratuità, l’impegno disinteressato, la fedeltà, la costanza, il sacrificio, il dialogo, la comprensione, la sincerità, il dono di sé e il perdono.b) Evitare rapporti di eccessiva confidenza
Il volontario dovrà anche evitare di entrare troppo in profondità nella vita personale del residente, senza indagare sul suo passato, né farsi prendere, sia per curiosità che con l’intento positivo di porgere aiuto, dal desiderio di conoscere la sua condotta di vita, le sue esperienze negative riguardanti le sostanze usate, i reati commessi, le carcerazioni, ecc. Di tutte queste cose il residente parlerà, e non certo per vantarsi, in modo sistematico e oggettivo, nei gruppi terapeutici, dove potrà darsi una migliore spiegazione dei suoi comportamenti, riconoscendo i propri sbagli.
Se sarà il residente a prendere l’iniziativa di voler parlare delle sue cose personali, il volontario non lo incoraggerà a farlo, ma potrà accogliere le confidenze ricevute, invitandolo a parlarne con l’operatore e a rimandare il racconto approfondito nei gruppi sonda, ed evitando di fare valutazioni o di dare pareri e consigli. Il residente deve sapere che non può chiedere al volontario di mantenere segreti, né pensare che il dialogo avuto con lui può dispensarlo dal parlarne con gli operatori o negli appositi gruppi: si creerebbero così compromessi tra residenti e volontari; inoltre il volontario si caricherebbe di un peso che in nessun modo potrà sopportare da solo e il residente ne rimarrebbe prima illuso e poi deluso.c) Evitare il ruolo di mediazione con l’esterno
Se gli operatori hanno negato o limitato dei contatti con persone esterne, il volontario non deve farsi prendere dalla pietà, dalla commiserazione, dalla compassione per lo stato di sofferenza che il residente potrebbe manifestare: tutti questi sentimenti possono portare a sottovalutare le conseguenze negative che alcuni rapporti potranno provocare.
A volte alcuni affetti diventano una fuga e un rifugio nel quale nascondersi per non affrontare tutte quelle difficoltà personali che stanno emergendo nel percorso terapeutico. Se dunque il residente rivolge al volontario delle richieste particolari (comunicare saluti, fare telefonate, mandare messaggi, organizzare incontri con persone con cui al residente non è stato dato il permesso di mettersi in contatto), non solo non dovrà accontentarlo, ma dovrà mettere subito al corrente l’operatore.d) Evitare di parlar male di qualcuno
Quando si parla di altri, il volontario insegni sempre ad avere rispetto, comprensione verso tutti, ricordando che ognuno possiede difetti e deve essere tollerante verso i difetti degli altri; inoltre dovrà ricordare al residente tutti gli strumenti che ha a sua disposizione per esprimere i propri sentimenti e per chiarirsi con l’altro.
Se il residente dovesse parlar male o lamentarsi dei volontari, non va assecondato, ma invitato a riconoscere gli aspetti positivi, la dedizione con cui svolgono il loro servizio: se anche possono esserci dei difetti, nella vita bisogna imparare a convivere con tutti e accettare tutti superando i propri disagi e facendone motivo di crescita.
Il volontario dovrà evitare di andare a riferire a qualche altro volontario ciò che i residenti possono aver detto di lui in un momento di collera; o al residente ciò che un volontario può aver detto sul suo conto. Dovrà invece invitare il residente ad avvicinarsi al volontario, a superare il suo astio e, se necessario, a chiarirsi.
Se il residente parla male dei familiari, il volontario lo aiuterà a capire che essere genitore non è affatto facile, che i genitori cercano di fare il meglio possibile, sia pure con i loro limiti e a volte sbagliando; che forse hanno anch’essi subito delle limitazioni nella loro vita che non gli hanno permesso di esprimere il meglio di se stessi; che probabilmente molti dei loro comportamenti sono dovuti alle trasgressioni che hanno vissuto da giovani nella loro vita e anche che probabilmente non hanno mai aperto realmente il loro cuore ai genitori per far comprendere loro quale situazione stavano vivendo. Spesso poi i comportamenti duri dei genitori sono provocati dalla vita trasgressiva dei figli. Il volontario deve comunque invitare ad aver fiducia che con un percorso terapeutico si imparerà a distinguere meglio le proprie responsabilità da quelle dei genitori e con l’aiuto dell’Associazione, infine, si potrà giungere ad un chiarimento e ad una riconciliazione.
Il volontario si adopererà soprattutto per fare accettare la figura dell’operatore, che è per il residente forse la più ostica a motivo del compito disciplinare che egli deve assolvere; gli ricorderà che le decisioni prese dall’operatore non sono individuali, ma frutto di un’équipe. Se il volontario dovesse essere critico e parlar male dell’operatore, prendendo le difese del residente, contribuirà a distruggere la fiducia non solo verso di lui ma nei confronti di tutta la Comunità: il residente avrà difficoltà così ad accettare tutti quegli interventi terapeutici che provocano sì sofferenze, ma arrecano poi dei benefici. Il volontario si porrà dal punto di vista dell’operatore, del Programma, comprenderà le sofferenze che l’operatore stesso patisce nel prendere un provvedimento o nel negare una richiesta; se il volontario, dopo avere ben riflettuto, crede che l’operatore abbia sbagliato un suo intervento o esagerato nel prendere un provvedimento, magari avendo notato qualcosa che all’operatore può essere sfuggito, egli gliene parlerà direttamente e glielo farà notare.e) Evitare le promesse
Il residente dovrà fare le richieste quando si sente pronto e nel momento opportuno e il volontario cercherà di soddisfarle, se potrà farlo, su richiesta dell’operatore.f) Non fare preferenze
Se il volontario dovesse operare una scelta, dovrebbe preferire proprio i residenti più problematici, più bisognosi di aiuto, forse anche più soli, perché stanno affrontando la fase di astinenza. Fermo restando che tali preferenze finiscano, comunque, quando viene meno la condizione di bisogno.g) Attenzione ai legami sentimentali
Nelle fasi del Programma, in cui il residente sta rivedendo sé stesso, sta approfondendo il modo in cui ha vissuto nel passato i suoi legami affettivi, sta riflettendo sui motivi della sua dipendenza, sta cercando di distaccarsi da una sessualità malata o da un rapporto strumentale con la figura femminile, o nel momento in cui inizia anche a delineare una progettazione più positiva della sua vita, l’innamoramento potrà offrire per lui una facile soluzione dei problemi. L’esperienza insegna che se il residente non ha sanato del tutto le sue ferite e risolto le sue problematiche, le esperienze affettive non potranno essere mature e faranno rivivere fallimenti ulteriori.
Le volontarie che dovessero assecondare il residente nella sua richiesta di un legame affettivo potrebbero esse stesse avere dei problemi non risolti e illudersi di poter salvare il residente con il loro affetto, mentre contribuiranno solo alla sua ricaduta.
Ad ogni modo, se la volontaria dovesse perseverare insieme al residente con questo suo atteggiamento, dovrà rinunciare al ruolo di volontaria e presentarsi nel gruppo dei familiari, adeguandosi a quelle norme che sono stabilite per i familiari e gli amici dei residenti. Dovrà accettare di incontrarsi con il residente alla presenza di un altro volontario e, se si sta sviluppando un rapporto affettivo significativo, parteciperà a tutti quegli incontri programmati dalla Comunità per aiutare a verificare, chiarire e sviluppare se ci sono le basi, i rapporti di coppia.
Non operando più come volontaria, potrà partecipare agli incontri settimanali solo per quanto riguarda la formazione, ma non potrà essere presente nella seconda parte dell’incontro, che riguarda i problemi dell’Associazione e dei residenti della Comunità.h) Essere un esempio di umiltà
Il volontario, invece, si metterà in ascolto, cercherà di imparare, metterà in risalto le qualità dell’altro: sicuramente aiuterà il residente anche a riconoscere i suoi limiti, i suoi difetti, gli errori che commette, senza rimproverare, ma facendogli sorgere qualche dubbio sul suo modo di agire e di pensare.
Il volontario dovrà evitare di esprimersi con i residenti spiegando ciò che farebbe lui stesso se fosse il presidente o l’operatore, suscitando desideri che poi sarebbero inopportuni o di difficile attuazione.
Il volontario si mostrerà umile se non nasconderà ai residenti il proprio bisogno di confrontarsi, di imparare, di capire, di chiedere consiglio ad altri volontari, di mettersi in ascolto di chi ha un compito che sembra essere superiore al suo nell’ambito dell’Associazione o della Comunità.i) Testimonianza della fede
Anche il residente probabilmente potrà sentire il bisogno dell’aiuto che la fede può dargli, ma ciò richiede un’apertura d’animo intelligente e convinta, di una testimonianza fatta più con la coerenza della vita che con le parole.
Proprio nel rispetto del Vangelo la fede non va presentata come la soluzione magica ai problemi, ma come un cammino di conversione, di conoscenza di sé, di ravvedimento per gli errori fatti, di purificazione del cuore, di impegno nelle prove, di ascolto obbediente agli operatori, di amore verso i propri fratelli di percorso, tutte cose che il Programma invita a fare. La vita di fede e il Programma terapeutico non sono proposte alternative, ma percorsi che possono integrarsi e andare perfettamente d’accordo.
Il volontario cercherà di partecipare a tutti quei percorsi di spiritualità che l’Associazione, di comune accordo con la parrocchia o la Chiesa locale, dovesse organizzare.j) Rispetto della riservatezza
Le notizie di cui si è in possesso non dovranno essere diffuse con nessun mezzo di comunicazione; è bene poi che, di tutto ciò che si può venire a conoscenza, il volontario non faccia commenti, critiche e pettegolezzi.
Regole e accorgimenti particolari
Oltre ai principi che i volontari devono far propri nel rapportarsi ai residenti, si indicano alcune regole e si suggeriscono alcuni atteggiamenti che ogni volontario deve avere nei confronti dei residenti quando svolge compiti particolari a favore della Comunità.
a) Accorgimenti per svolgere compiti all’interno della comunità
Tutti i volontari che devono fermarsi per un po’ di tempo in Comunità, quando entrano in casa, dovranno rendersi conto del clima che si respira e quindi acquisire informazioni circa possibili eventi che potrebbero aver reso tristi, tesi o euforici i residenti nei rapporti tra loro. Il volontario deve rispettare il momento che i residenti stanno vivendo.
Per questo il volontario chiederà all’operatore, se è disponibile, di essere messo al corrente di eventuali episodi che hanno caratterizzato la giornata e se ci sono residenti che stanno vivendo situazioni particolari. Se l’operatore è occupato in qualche compito (gruppi, colloqui con i residenti ecc.) il volontario potrà chiedere informazioni a qualche altro volontario presente. Se il volontario ha partecipato all’incontro settimanale dei volontari, sarà già al corrente della condizione globale in cui si trova a vivere la casa o qualche residente, ma ciò non è tuttavia sufficiente, perché le situazioni possono evolvere di continuo. Il volontario si avvicinerà comunque sempre alla bacheca affissa in Comunità che riporta se vi siano residenti che si trovano “in esperienza”, o “fuori struttura”, oppure se vi siano residenti con il divieto di parlare tra loro. Il volontario, anche quando svolge un compito che richiede di affiancare un residente che ha qualche responsabilità, deve sapere se si trova “in esperienza”, o “fuori struttura” o se è stato declassato, per capire se potrà rivolgergli la parola. Il volontario dovrà chiedere all’operatore di poter parlare con lui e questi deciderà, in base a come il soggetto sta vivendo l’esperienza, se ha riflettuto sul problema abbastanza oppure è ancora molto lontano dal prendere coscienza dei propri errori. In questo caso il colloquio con il residente, se avverrà, non dovrà essere per il residente motivo di ulteriore distrazione o di lamentela; anzi il volontario, se ha avuto il permesso dall’operatore, potrà invece aiutare il residente a rientrare in sé stesso e a mettere meglio a fuoco le sue problematiche. Quando l’operatore è impegnato in un’attività terapeutica o nella riunione dello staff, può chiedere al volontario di sostituirlo in compiti limitati alla sorveglianza, all’assistenza e alla conduzione normale del Programma. Quando il volontario svolgerà il compito di accompagnare i residenti fuori della casa, dovrà tener conto sia della fase del Programma in cui i residenti si trovano sia della destinazione. Se il residente dovrà essere accompagnato al Ser.D. per prendere la terapia metadonica, bisogna essere molto più attenti perché vuol dire che è ancora ossessionato dalla ricerca della sostanza e che probabilmente sta cominciando a vivere l’astinenza: sarà bene portare con sé il piano metadonico e la delega per poter prendere la terapia. Se il volontario accompagna il residente per qualche visita medica, sia dal medico di base che dallo specialista, chiederà al medico se potrà essere presente alla visita, presentandosi come volontario dell’Associazione e mettendolo al corrente che si tratta di un residente della Comunità. Durante il tragitto, il residente, se si trova nelle prime due fasi del Programma, non dovrà parlare con nessuno; anche se incontrasse un parente, dovrà chiedere al volontario se può fermarsi a salutarlo. Il volontario dovrà valutare la richiesta e, se ha qualche dubbio sulla persona che il residente vuole salutare, gli vieterà di farlo. Qualora il volontario dovesse accompagnare un residente in famiglia, terrà ben conto della fase del Programma in cui si trova e il motivo per cui si reca lì. Qualora il volontario dovesse accompagnare ad un’udienza in tribunale un residente che si trova agli arresti domiciliari, prima di partire dovrà ricordarsi di avvisare i carabinieri e la stessa cosa farà prima di partire dal tribunale, firmando dinanzi al cancelliere, e poi avvisando i carabinieri al suo ritorno, a meno che non ci siano disposizioni diverse. Nell’accompagnare dovrà tener conto non solo delle norme comunitarie sopra descritte, ma anche delle prescrizioni che sono state stabilite dal magistrato, come quella di fare il tragitto più breve. Il volontario, né in questa circostanza, né in altre potrà cambiare il tragitto previsto, né si lascerà condizionare dal residente, che potrebbe avere altri interessi. Al volontario può essere chiesto anche di accompagnare un giovane che deve affrontare la sua fase di rientro. Il volontario responsabile della preparazione del menu dovrà predisporre per tempo la lista degli alimenti che saranno cucinati per i pasti giornalieri, segnalando anche la quantità che sarà utilizzata. Cercherà di usare il cibo già presente in dispensa e dovrà anche preparare la lista di ciò che necessariamente va acquistato perché mancante. Nel formulare il menu dovrà evitare di farsi manipolare dalle richieste dei residenti in genere e del responsabile della dispensa e del supervisore in particolare. Il volontario che svolge il suo compito in cucina non potrà sostituirsi al supervisore della cucina nè a chi si occupa della preparazione dei pasti: gli starà accanto per insegnare, suggerire, correggere e collaborare. Il volontario addetto alla spesa cercherà di acquistare quanto è stato segnalato dal volontario responsabile del menu e dagli operatori. Il volontario che svolge funzioni di economo terrà i contatti con il commercialista, provvederà al pagamento degli stipendi, delle bollette delle utenze, ecc. Per alcuni compiti o per alcuni periodi potrà delegare, con il parere del consiglio, anche altri volontari. Il volontario che provvede al taglio dei capelli terrà conto dell’ordine delle richieste precedentemente fatte dai residenti e non si lascerà condizionare dalle richieste dei residenti per tagli troppo frequenti o più stravaganti. I volontari che collaborano con la segreteria svolgono un compito nascosto ma determinante per la sussistenza della Comunità e dei requisiti necessari per il proseguimento del suo esercizio.
Sulla bacheca è indicato anche il coordinatore di giornata, a cui il volontario può rivolgersi per ricevere qualche ulteriore informazione, o chi è il supervisore, se il volontario ha qualche compito particolare da svolgere in cucina o in dispensa.b) Sostegno all’operatore
Tra le funzioni più semplici che il volontario può svolgere figurano le seguenti: dare il permesso di fumare (sempre dopo che sia passata un’ora dall’ultima sigaretta); poter segnare sul foglio del menu ciò che il residente decide di non mangiare; distribuire i detersivi o altre cose che generalmente sono custodite in ufficio; poter ascoltare la radio o giocare a carte, sempre nell’orario stabilito e se non sono state date disposizioni diverse; controllare la verifica dei turni della cucina e delle pulizie fatta dal supervisore o dal coordinatore, ecc.
Sarà compito del volontario, quando sostituisce l’operatore, rispondere al telefono, registrare le telefonate ricevute che hanno una certa importanza, rispondere al citofono, se non ci sono capigruppo e comunque se chi entra in casa è autorizzato ad entrarvi; prendere nota degli orari delle entrate e delle uscite dei capigruppo che hanno il permesso di poter uscire.
Il volontario non potrà concedere di rispondere al telefono al residente che si trova nelle prime due fasi del Programma, se non è stato prima autorizzato a farlo, né potrà far entrare amici o familiari non autorizzati che vogliono salutare i residenti.
In caso di necessità, il volontario non potrà prendere nessuna decisione senza aver avvisato l’operatore, anche se è impegnato.c) Accompagnamento del residente fuori della casa
d) Accompagnamento al Ser.D.
Il volontario starà il più vicino possibile al residente, eviterà che si metta a parlare con altri utenti del Ser.D., starà attento anche a saluti, segnali, intese che si possano stabilire con loro.
Purtroppo non è assolutamente possibile dargli fiducia se chiede di allontanarsi con qualche scusa (es. andare a fumare una sigaretta); se poi il residente chiede di andare in bagno, bisogna notare, al suo ritorno, se c’è stato qualche cambiamento d’umore e di comportamento tra il prima e il dopo.
Se il residente deve entrare nell’ambulatorio del Ser.D. per la terapia, il volontario deve chiedere se può entrare con lui; se ha un colloquio con un medico del Ser.D., il volontario può chiedere di essere presente. Bisogna tener conto che la presenza del volontario potrà essere più facilmente richiesta dagli operatori del Ser.D se lui dimostra di essere abbastanza al corrente circa il comportamento del residente in Comunità. Occorre fare attenzione che il residente non sottragga qualcosa dagli ambulatori del Ser.D. Se gli è stata consegnata la terapia, non va lasciata nelle sue mani, ma va presa in consegna dal volontario, il quale deve verificare che la terapia ricevuta corrisponda a quella prescritta.
Al rientro in Comunità il volontario deve comunicare tutto ciò che di irregolare o di strano può aver notato.e) Accompagnamento a visite mediche
Se il volontario si rende conto che il residente cerca di manipolare il medico amplificando qualche sintomo che in Comunità non aveva fatto notare, allo scopo di avere qualche psicofarmaco, spiegherà al medico che tali farmaci, se non sono strettamente necessari, potrebbero influire sul Programma pedagogico che egli sta svolgendo. Se è necessario, metterà al corrente il medico di tutto ciò che potrebbe essere utile per definire la terapia (la dieta, gli orari, le possibilità di spostamento, ecc.).
Nell’attesa della visita il volontario cercherà di intrattenere il residente con discorsi, evitando che si metta a parlare con gli altri, a chiedere sigarette o a leggere riviste o giornali che trattano di problemi di droga, carcerazioni, ecc.
Se il medico ha prescritto delle medicine da acquistare, il volontario eviterà di recarsi subito in farmacia, per non farvi entrare il residente.
Al rientro in Comunità metterà al corrente l’operatore su quanto è successo durante l’uscita.f) Accompagnamento per servizi vari
Regole simili si dovranno osservare anche se il residente esce per altri motivi.
Se il residente che viene accompagnato per un’uscita si trova nella terza fase del Programma, allora avrà più possibilità di movimento: potrà fermarsi a parlare con gli altri, allontanarsi dal volontario per qualche compito (passare ad esempio da un ufficio all’altro), ma ciò non toglie che il volontario possa chiedere spiegazioni sugli spostamenti o sugli incontri fatti.
Se il volontario dovrà accompagnare il residente a fare degli acquisti, per i quali si rende necessaria la sua presenza, egli si farà dare dall’operatore la richiesta approvata con l’elenco degli acquisti da fare e la somma da spendere. Il residente potrà fare la sua scelta all’interno della cifra stabilita, senza chiedere niente oltre quello che sia stato già approvato. Il volontario cercherà di portare con sé la somma esatta da spendere, evitando di aprire dinanzi al residente portafogli con altre somme di denaro: ciò vale soprattutto per chi è nelle prime due fasi del Programma.g) Accompagnamento in famiglia
Se il soggetto si trova nelle prime due fasi del Programma, il permesso gli verrà dato sempre per qualche motivo particolare: un evento gioioso, come la nascita di un figlio, il matrimonio di un fratello; un evento luttuoso o lo stato di anzianità di un parente. Lo scopo è dunque legato all’evento ed è per questo limitato nel tempo; il residente dovrà rendersi conto del motivo per cui la visita è stata organizzata. Il volontario cercherà di stare il più possibile vicino al residente e dovrà intervenire se il residente non rispetta gli impegni presi, tenendo sempre presente lo scopo della visita. Se è necessario, il volontario dovrà accompagnare il residente nei vari ambienti della casa, specialmente nella sua stanza da letto, dove potrebbe aver nascosto qualcosa.
Se il residente che viene accompagnato si trova nella terza fase del Programma, lo scopo della visita avrà un significato diverso: reintegrarlo all’interno del tessuto familiare. Il residente, perciò, potrà muoversi con più libertà in casa, potrà salutare tutti, ecc. Il compito del volontario, in tal caso, non è quello di controllare il residente, ma di facilitare l’ingresso in famiglia, migliorare la comunicazione, assicurare i familiari circa i progressi compiuti dal giovane nel suo percorso e, allo stesso tempo, notare eventuali difficoltà di relazione tra il residente e i familiari, in modo da poterle chiarire in successivi incontri. Può verificarsi che i parenti, davanti ai progressi fatti dal residente, gli vogliano esprimere soddisfazione e affetto facendogli qualche regalo, anche in denaro: in tale situazione il volontario potrà intervenire per far capire loro che ci sono ancora regole da rispettare.
Il volontario metterà al corrente gli operatori su come si è svolto l’incontro, quando il residente ritornerà in Comunità, e quale rapporto si è stabilito tra il residente e i parenti: se egli è rimasto sereno, se è stato collaborativo, se ci sono stati battibecchi, conflitti, lamentele, ecc.
Sia che si trovino nelle prime fasi del Programma sia che si trovino nella fase del rientro, i residenti non dovranno cambiare gli indumenti portandone con sé altri, se non ne hanno ricevuto l’autorizzazione dagli operatori, mettendone al corrente anche il guardarobiere.h) Accompagnamento a udienze in tribunale
Se il residente agli arresti domiciliari dovesse allontanarsi lungo il tragitto, il volontario dovrà avvisare subito la Comunità che comunicherà l’accaduto alle forze dell’ordine.
Se il residente, che non è agli arresti domiciliari, dovesse chiedere un momento di pausa, dicendo al volontario che tornerà presto, questi gli dirà di non poterlo aspettare, quindi lo lascerà da solo e quell’atto corrisponderà ad un abbandono. Il residente infatti potrebbe trovare il modo, in quella breve assenza, di procurarsi sostanze o altro, e farle entrare in Comunità.
Il volontario non potrà impedire che il residente parli con il suo avvocato; se dovessero presentarsi dei parenti che non hanno concordato con la Comunità di poter assistere all’udienza, il volontario ricorderà ad entrambi che non stanno rispettando gli impegni. Potrà permettergli un semplice saluto, ma non potranno fermarsi e appartarsi. Il volontario riporterà l’accaduto in Comunità e, se si nota qualcosa di particolarmente rilevante, ne farà comunicazione al magistrato o all’UEPE. Se la trasgressione è stata particolarmente grave, la Comunità potrebbe decidere che il residente interrompa il suo percorso terapeutico.i) Accompagnamento di un residente nella fase di rientro
Nelle prime uscite non dovrà lasciarlo da solo, ma gli starà accanto per aiutarlo ad inserirsi nella vita sociale o ecclesiale, facilitando l’incontro con altre persone e guidandolo nella conoscenza della realtà del paese in cui vive.
Se il giovane è stato autorizzato a partecipare a qualche gruppo, inizialmente il volontario si preoccuperà di accompagnarlo e di riprenderlo; potrà chiedere ai componenti del gruppo se hanno qualcosa di significativo da comunicare circa il suo comportamento e le eventuali difficoltà incontrate.
Se il giovane si trova in una fase avanzata dell’inserimento, il volontario non dovrà confrontarlo se si ferma a parlare con altri, se si muove in modo più libero e autonomo, a meno che non frequenti persone chiaramente negative.
Se il giovane si trova nella seconda fase del rientro, è concessa al volontario la possibilità di offrirgli qualcosa, ad esempio anche il caffè. Egli è a conoscenza che nella fase lavorativa il residente può prendere al massimo tre caffè al giorno e quindi si preoccuperà di rispettare tale regola e di evitare di offrirlo oltre le ore 21:00.j) Volontario responsabile del menu
Dovrà verificare, ogni tanto, la veridicità delle comunicazioni date dal responsabile della dispensa riguardo ai prodotti che mancano o che sono in scadenza; dovrà inoltre avere un riguardo particolare circa lo stato di pulizia della dispensa, controllare la corretta compilazione dei quaderni su cui sono registrate le provenienze dei prodotti, il loro carico e scarico, dovrà verificare la temperatura dei frigoriferi e le scadenze dei prodotti: eventuali problemi saranno comunicati agli operatori.k) Volontario addetto alla cucina
Non potrà cambiare il menu preparato dal volontario addetto a tale compito.l) Volontario addetto alla spesa
Farà gli acquisti necessari al buon funzionamento della Comunità e alla realizzazione del percorso terapeutico.
Per le spese ordinarie potrà chiedere per tempo l’aiuto di un residente che ricopre la mansione di capogruppo: lo terrà vicino a sé, non si lascerà condizionare da lui per le cose da acquistare e farà attenzione che non sottragga nulla dal negozio.
Se dovesse affrontare delle spese più consistenti, egli chiederà il parere al presidente; chiederà il parere a tutto il consiglio, se la spesa è rilevante.m) Volontario economo
n) Volontario barbiere
o) Collaboratori di segreteria
I volontari possono dare il loro contributo in questo settore per tenere in ordine l’archivio, per la conservazione dei documenti e dei dati personali o dell’Associazione, per il verbale degli incontri settimanali, per la fatturazione dei servizi erogati, per le comunicazioni da tenere con i volontari, i Ser.D., la Regione, i comuni, le altre associazioni, i tribunali, l’UEPE, i benefattori, la Caritas, per la scrittura delle dispense relative alla formazione dei volontari, per la loro pubblicazione, per l’aggiornamento del sito internet, per la produzione del materiale di sensibilizzazione, per la raccolta dei dati statistici, ecc.
Partecipazione dei volontari a momenti terapeutici
a) Gruppo atteggiamenti
Ogni volontario, previa richiesta all’operatore, può partecipare al “gruppo atteggiamenti”. Se ci sono delle situazioni particolari, l’operatore potrà chiedere al volontario di non prendervi parte. Il volontario che intende partecipare dovrà fare ingresso nel gruppo fin dall’inizio e non abbandonarlo se non per motivi eccezionali e imprevedibili.
Durante il gruppo cercherà di non intervenire ma, se in qualche circostanza vorrà dare il suo apporto positivo, dovrà alzare la mano per prendere la parola, come tutti gli altri residenti. Il suo intervento non sarà di rimprovero né per esprimere i sentimenti che ha provato personalmente verso qualche residente e non dovrà mettersi in contraddizione o in disaccordo con gli insegnamenti dati dagli operatori.
Il gruppo atteggiamenti potrà servire al volontario per capire le dinamiche della casa, l’utilizzo che i redenti fanno della comunicazione e del Il volontario può anche chiedere di partecipare al gruppo della verifica serale, e in tal caso sarà chiesto il parere a tutti i componenti del gruppo. Il volontario potrebbe chiedere anche di entrare nei “gruppi sonda” e per questo è necessario chiedere il permesso al residente che lavorerà in questi gruppi in prima persona. Probabilmente, al volontario che ha partecipato ai gruppi sonda verrà chiesto dallo stesso residente di prendere parte a qualche suo gruppo rabbia.
confronto, il senso delle regole che essi devono osservare e l’aiuto reciproco offerto per migliorare il loro comportamento.b) Verifica serale
Così potrà rendersi conto dello stato in cui si trova il residente, delle problematiche quotidiane che egli sta affrontando, dei pensieri che lo attraversano e forse lo distolgono dal percorso, ma anche dei propositi che i residenti fanno per il buon esito del Programma.
Il volontario potrà intervenire, sempre dopo aver alzato la mano, allo scopo di far crescere la fiducia e dar coraggio al residente.
La partecipazione ai gruppi di verifica potrà essere utile al volontario per approcciarsi meglio al residente e fare interventi più appropriati negli incontri con i genitori. Il volontario dovrà evitare di entrare troppo nella vita dei residenti se durante gli incontri di verifica questi hanno lasciato intendere di avere qualche problematica non ben espressa.c) Gruppi sonda
La presenza del volontario nei gruppi sonda può essere utile al residente per un confronto più ampio anche con persone che non hanno avuto specifici problemi di dipendenza. Il residente potrà rendersi conto di come può vivere i suoi problemi un genitore, un fratello, una sorella o una figura femminile.
Il volontario dovrà partecipare ascoltando, senza esprimere nessun giudizio morale sugli episodi che vengono raccontati e cercherà di controllare le sue reazioni verbali ed emotive che possono nascere da fatti che risultano sconcertanti. Il volontario, come gli altri residenti, potrà porre domande per capire meglio l’accaduto e per offrire al residente spunti di riflessione sui suoi comportamenti e sulle sue scelte; negli interventi cercherà di dare la precedenza agli altri residenti.
Se il volontario decide di partecipare al gruppo sonda di un residente, si impegnerà poi a seguire tutti i suoi gruppi fino alla fine, a meno che non subentrino gravi motivi.d) Gruppi rabbia e chiarimenti con i familiari
Nel limite del possibile, egli accetterà di farlo perché la sua presenza potrebbe servire al residente per esprimere più facilmente le sue emozioni.
Se il volontario ha seguito più da vicino il giovane e forse anche la sua famiglia, probabilmente sarà chiamato a partecipare all’incontro di chiarimento che il residente potrebbe avere con i familiari: il volontario potrà accettare dando anche il suo contributo, ricordandosi però che l’incontro sarà comunque condotto principalmente dall’operatore e che il volontario potrà dire la sua soprattutto facendo da mediatore fra il residente e i familiari.
Se il volontario ha una buona conoscenza del giovane perché ha partecipato ai gruppi sonda e talvolta ai gruppi rabbia, deve essere sempre attento a non fare, fuori di questi gruppi, i suoi approfondimenti, deviando il giovane dal percorso comunitario.
Volontari e prevenzione
È compito di ogni volontario svolgere opera di prevenzione riguardo alle dipendenze, dal momento che l’esperienza maturata nella Comunità costituisce un bagaglio importante e utile non solo per sé ma anche per gli altri.
Il volontario è chiamato a fare prevenzione iniziando dalla propria famiglia. Egli potrà impegnarsi a prevenire conflitti o incomprensioni che possono essere terreno fertile per molte dipendenze che possono presentarsi anche in età adulta (esempio: il gioco, l’alcolismo, ecc.). Potrà maturare una maggiore sensibilità nel cogliere indizi che segnalano l’inizio di dipendenze sia nei figli adolescenti che in altri parenti, nipoti, ecc.
Se il volontario è un insegnante, potrà acquisire una maggiore conoscenza del fenomeno delle dipendenze e dare il suo contributo di prevenzione nell’ambito scolastico, approcciandosi con maggiore sicurezza verso gli studenti che potrebbero avere questo problema, promuovendo incontri di prevenzione nelle proprie classi, ricorrendo eventualmente all’esperienza dei giovani e dei volontari della Comunità.
Il volontario può fare in ogni modo opera di prevenzione in qualsiasi ambiente, trasmettendo notizie giuste sul problema, sulla possibilità di uscirne fuori, sui metodi giusti da utilizzare per ottenere questo risultato, esprimendo pareri chiari sul danno che proviene dall’uso di qualsiasi sostanza, sulla legalizzazione, sulla carcerazione, ecc.
Nel limite delle sue capacità e possibilità, il volontario potrà dare il suo contributo all’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione, incontri e dibattiti sull’argomento e alla promozione della prevenzione sia primaria che secondaria, offrendo la sua testimonianza a genitori, studenti, associazioni, gruppi ecclesiali, di catechismo, ecc.
Rapporto tra volontari
L’opera di volontariato darà i suoi frutti se i volontari vivono in unità di pensiero, di intenzioni, di progetti, cercando di collaborare tutti, o almeno di condividere le attività che si svolgono. Più i volontari hanno a che fare con un ambiente sociale caratterizzato da ideologie di disgregazione e di morte, più essi devono essere saldamente legati attraverso il vincolo forte dell’unione e dell’amore.
a) Responsabile dei volontari
Nell’ambito dell’elezione del Consiglio dell’Associazione, i volontari scelgono un consigliere responsabile dei volontari, che ha il compito di coordinare i volontari in occasione di particolari iniziative, di animare i rapporti tra i volontari e organizzare il servizio che essi svolgono a favore dell’Associazione.Il responsabile dei volontari dovrà impegnarsi a organizzare tutte quelle iniziative che possono servire a tenere in armonia il gruppo e dovrà provvedere a dare quelle informazioni utili a svolgere bene il proprio compito, secondo gli scopi che l’Associazione si prefigge.
Egli cercherà di avvicinare, di accogliere, di ascoltare gli altri volontari, di facilitare il dialogo, di prendere in considerazione le loro richieste per migliorare i rapporti tra i volontari e offrire in modo sereno il proprio contributo.
Il responsabile dei volontari non potrebbe però mai svolgere un compito così arduo se non ci fosse la collaborazione e l’impegno da parte di tutti i volontari che non si preoccuperanno di soddisfare le proprie esigenze o di difendere i loro diritti, ma cercheranno il bene comune.b) Collaborazione e impegno dei volontari
Ogni volontario cercherà di svolgere l’impegno che ha concordato di assumersi ed eseguirlo mettendo a disposizione tutta la sua intelligenza, la sua sensibilità e la sua creatività, tenendo sempre presente il regolamento dei volontari e nel rispetto di quello dei residenti. Ogni novità che il volontario suggerisce potrà essere una ricchezza, sempre che crei maggiore armonia. Nel suo compito il volontario rispetterà i compiti degli altri volontari, senza invadere né intralciare lo spazio dell’altro.
Nessuna iniziativa dovrà essere condotta da un solo volontario, per cui bisognerà sempre concordarlo almeno con qualche altro, onde evitare che l’attività intrapresa possa venir meno. Se un volontario non può garantire continuità in un compito per cui si è impegnato, cercherà lui stesso, possibilmente, di trovare chi potrà sostituirlo; se non riuscirà a farlo, può informare il responsabile dei volontari per cercare una soluzione.
Se due volontari sono in disaccordo su alcuni aspetti riguardanti il volontariato, cercheranno di chiarirli personalmente evitando di parlarne con altri in termini critici. Se non si riesce a giungere ad un chiarimento positivo per disparità di vedute, allora si potrà chiedere la mediazione del responsabile dei volontari o esporre il problema durante l’incontro settimanale dei volontari; ciò vale ancora di più se un volontario riscontra un comportamento scorretto compiuto da un altro volontario.
Ogni problema va affrontato seguendo il metodo della correzione fraterna e del confronto, ben spiegato anche nel regolamento dei residenti. L’allenamento a confrontarsi nello spirito di aiuto, accettando il confronto con gli altri, per correggersi e migliorarsi reciprocamente, sarà utile non soltanto ai volontari ma risulterà anche di grande esempio per i residenti.
Ogni iniziativa che il volontario deciderà di prendere per il bene dell’Associazione sarà sempre valutata dal consigliere di riferimento o da tutto il Consiglio; se riguarda l’ambito terapeutico, verrà ascoltato anche il parere importante degli operatori. L’iniziativa che il volontario ha preso, anche se autorizzato, sarà portata avanti secondo le indicazioni ricevute, messa a conoscenza di altri volontari perché possano prendervi parte e collaborare senza però nessuna pretesa. Ogni cosa va organizzata tenendo presente le risorse umane e, se necessario, anche economiche, nella libertà di tutti. Di ogni iniziativa svolta si dovrà fare un bilancio e accettare le eventuali osservazioni che altri volontari potranno fare allo scopo di migliorarla.
Per tutte le attività che il volontario svolge, se si sono sostenute delle spese, può chiederne il rimborso: le attività rimborsabili però non sono quelle prese di propria iniziativa, ma quelle autorizzate dall’Associazione. Prima di svolgere la sua attività che richiede dispendio di denaro, il volontario dovrà definire se ha bisogno di essere rimborsato, nel qual caso presenterà poi all’economo la ricevuta della spesa sostenuta.c) Necessità economiche dell’Associazione
Ogni volontario prenderà a cuore anche le necessità economiche dell’Associazione, eviterà gli sprechi e insegnerà anche ai residenti a non farne. Eviterà anche di far fare spese inutili all’Associazione, si impegnerà personalmente a promuovere quelle iniziative che possono essere utili a raccogliere fondi, si impegnerà nella sensibilizzazione del contributo del 5 per mille a favore dell’Associazione, farà conoscere le esigenze dell’Associazione a quanti possono contribuire a sostenerla, sia con denaro che con qualche bene.
Il volontario rispetterà i beni dell’Associazione, non li utilizzerà come fossero un proprio possesso anche se li avesse donati. Se per qualche motivo avrà bisogno di utilizzare qualche bene dell’Associazione, ne farà richiesta e si impegnerà a restituirlo nei termini stabiliti. Sia il giorno del prelievo sia quello della restituzione saranno segnati su un apposito registro;
lo stesso vale anche per i libri che l’Associazione conserva nella sua biblioteca.
Se un volontario dovesse aver bisogno di un aiuto materiale da parte di qualche residente, dovrà mettersi d’accordo con l’operatore su chi potrà essergli di aiuto. Se il residente è ancora nelle prime due fasi del Programma e il volontario vorrà ricompensarlo per l’opera svolta, non potrà dare il contributo a lui ma alla Comunità. Se invece il volontario dovesse aver bisogno di un residente per qualche giornata di lavoro, potrà chiedere in Comunità se c’è qualche giovane che si trova nella fase del rientro. In questo caso il compenso verrà consegnato all’operatore che lo metterà sul conto del residente o lo consegnerà al volontario addetto alla paghetta.
Rapporto dei volontari con i familiari
Ogni volontario sa bene che l’aiuto alle persone con problemi di dipendenze non può prescindere dall’aiuto che deve essere dato anche ai loro familiari, e che il recupero dei rapporti affettivi è importantissimo per giungere ad una buona conclusione del percorso terapeutico. È per questo motivo che alcuni volontari si dedicano in modo particolare ad aiutare le famiglie dei residenti e i loro singoli componenti.
a) Incontro settimanale con i familiari
Ogni settimana l’Associazione organizza l’incontro con i familiari per ascoltarli, avere un quadro della situazione familiare in cui vive il residente, raccogliere qualche notizia della sua storia personale e favorire, infine, il riavvicinamento del residente con i familiari, se ci sono state delle separazioni. Ad ogni modo, anche quando i rapporti sono ancora sostanzialmente buoni, ci sarà sempre bisogno di giungere ad una piena e autentica riconciliazione.Il gruppo dei familiari o degli amici del residente sarà condotto da un volontario che spiegherà ai presenti il senso del gruppo, ricorderà le regole che anche i familiari devono osservare e darà la parola a tutti i familiari perché ciascuno possa esprimere le preoccupazioni che porta dentro il suo animo, possa manifestare le difficoltà che potrà avere nell’incontro, avere chiarimenti sul modo con cui rapportarsi con il residente e raccontare le difficoltà o i progressi che ha notato nell’incontro precedente.
Inoltre potrà consentire, per esigenze legate alle situazioni specifiche,la presenza dei figli minori degli utenti residenti.
I volontari presenti si porranno in posizione di ascolto attento ed empatico, cercheranno di capire la condizione in cui si trova sia il famigliare che l’utente residente, raccoglieranno le conoscenze utili per rendere sereno, piacevole e fruttuoso il successivo incontro con l’utente residente.
Ciascun volontario poi, quando lo riterrà opportuno e necessario, potrà chiedere di intervenire alzando la mano senza sovrapporsi ad interventi precedenti evitando di esprimere giudizi, condannare ed accusare i famigliari già provati da tanti problemi. Anche gli interventi del volontario conduttore saranno ispirati a sobrietà, all’aiuto fraterno, a carità cristiana e alla crescita della fiducia e della speranza.b) Incontro dei familiari con i residenti
Secondo quanto viene disposto da chi conduce il gruppo dei familiari, il volontario si affiancherà alla famiglia che gli viene affidata per accompagnarla nell’incontro con il residente loro congiunto.
Il volontario cercherà di entrare in Comunità prima o insieme alla famiglia in modo che l’incontro tra i familiari e i residenti non cominci senza la sua presenza. Il volontario starà sempre accanto, senza mai lasciare da soli i familiari con il giovane e andrà via dalla Comunità solo al termine dell’incontro.
Durante l’incontro il suo compito è quello di facilitare il colloquio: lascerà parlare sia il familiare che il residente senza sostituirsi né all’uno né all’altro; sarà lì per aiutare e intervenire se ci sono discorsi inopportuni o se nascono dei conflitti. Egli eviterà, con le sue domande, di far emergere problematiche particolari sia dei familiari che dei residenti e che per il momento essi non sono in grado di affrontare.
Se il residente inizia a lamentarsi del Programma e insiste nel voler andar via, il volontario inviterà la famiglia e il residente a recarsi nell’ufficio per parlare con l’operatore e, se questo diventa difficile ottenerlo, farà chiamare l’operatore per intervenire.
Se la famiglia non è contenta di come il residente si sta comportando e deciderà di andar via, il volontario non la fermerà, anzi la sosterrà nella sua decisione.
Il volontario starà molto attento ai discorsi tra i genitori e i residenti: si renderà conto della fermezza o della debolezza dei genitori, se ci sono tra di loro dei compromessi, se i familiari si lasciano facilmente manipolare, se cedono alle loro richieste, se portano qualcosa in Comunità trasgredendo le regole, se comunicano cose che non devono comunicare; riferirà quanto ha osservato all’operatore, prima di andar via dalla Comunità e potrà esprimere quanto osservato nel successivo incontro dei familiari, in modo da correggere gli atteggiamenti sbagliati e sostenere la famiglia nel suo compito educativo.c) Legame stretto tra volontario e famiglia
I volontari, se prendono a cuore le situazioni familiari, potranno creare anche un legame con i familiari del giovane. Si suggerisce di non dare numeri telefonici perché potrebbero assumersi un carico troppo pesante per situazioni difficili da gestire e che potrebbero compromettere la pace della propria famiglia.
Per quanto è possibile il volontario cercherà di utilizzare, per i suoi rapporti con i familiari, tempi, spazi, luoghi e strumenti che l’Associazione e la Comunità mettono a disposizione.
Se il volontario, per il legame stretto che si è creato con il familiare, viene a conoscenza di problematiche particolari della famiglia, metterà al corrente gli operatori senza farsene direttamente carico, prendendo iniziative fuori luogo che potrebbero non coincidere con il percorso educativo che il soggetto sta seguendo. In modo particolare, per tutte quelle situazioni che riguardano i legami affettivi dei residenti con moglie, fidanzata, convivente, il volontario cercherà di rimanere neutrale, facilitando i rapporti, senza né ostacolarli né incoraggiarli.
I volontari potranno conservare i contatti con i familiari dei residenti anche se questi hanno abbandonato il Programma, informandosi del loro andamento e ricordando loro, se ci sono problemi, che l’Associazione rimane sempre disponibile ad accogliere il giovane, se questi dovesse averne bisogno.
Il volontario non insisterà con i familiari a mettere fuori casa un tossicodipendente che sta creando problemi alla famiglia e che non vuol saperne di fare un Programma di recupero o lo ha abbandonato, perché una responsabilità così grave può assumerla soltanto la famiglia. Il volontario
stesso difficilmente potrebbe portare sopra di sé una colpa così grave, se il giovane dovesse morire o togliersi la vita.
Conclusione
Ogni opera svolta dai volontari come aiuto alle famiglie e ai residenti della comunità ha la sua importanza ed evidenzia le capacità, le possibilità e le disponibilità che ogni volontario, evangelicamente parlando, ha ricevuto per il bene comune e non per la sua affermazione personale. Alle tante difficoltà che si incontrano, il volontario fa fronte con una generosità, una vivacità e una vitalità che non possono affatto ritenersi scontate. Varie sono le occasioni in cui queste potenzialità vengono manifestate, soprattutto nei giorni di festa, quando i residenti possono percepire e vivere maggiormente la solitudine.
È necessario prendere consapevolezza della necessità di crescere sempre sia nell’acquisizione di maggiori competenze sia nello spirito di condivisione, di comunione e di partecipazione: il bene, fatto insieme, dona frutti molto più abbondanti.
Al volontario viene chiesto di sostenere gli altri, di essere di aiuto, di diventare capace di correggersi con amore ed accettare, con umiltà, di essere corretto. Alcuni principi educativi che vengono applicati in comunità sono principi che si possono trasmettere anche ai residenti solo con la testimonianza di chi li vive e li applica primariamente a sé stesso. Tutte le regole che sono in comunità vanno osservate e fatte osservare, ma la bontà del volontario si mostra nello svolgere con umiltà i propri compiti, nel riconoscere gli errori e nell’insegnare a fare altrettanto.
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