Per il volontario ogni situazione in Comunità ha le sue regole

a) Relazione di aiuto e di cura

Il volontario stabilisce con i residenti una relazione di aiuto e di cura. Egli sa bene che il residente ha problemi di dipendenza, ha vissuto tante sofferenze, è dotato di capacità, ma ha commesso errori: potrà, quindi, aiutarlo a riscoprire alcuni valori presenti nella sua vita e che la società stessa forse non è riuscita a riconoscere e sviluppare. È per questo che il volontario dovrà entrare in contatto con i residenti con grande rispetto, in quanto persone, e anche con grande premura, in quanto persone ferite e dunque fragili. Il residente, per la sua dipendenza, per il carico pesante del suo passato negativo e anche per le azioni illecite e immorali che potrebbe aver compiuto, resta sempre una creatura con la sua dignità che, per quanto vilipesa, non è stata completamente distrutta. Per questo motivo il volontario non dovrà usare parole offensive né espressioni di insulto ma, con le sue parole e con il suo atteggiamento, farà di tutto per fargli dimenticare il passato senza mai rinfacciarglielo.

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Oltre ai principi che i volontari devono far propri nel rapportarsi ai residenti, si indicano alcune regole e si suggeriscono alcuni atteggiamenti che ogni volontario deve avere nei confronti dei residenti quando svolge compiti particolari a favore della Comunità.

 

a) Accorgimenti per svolgere compiti all’interno della comunità

Tutti i volontari che devono fermarsi per un po’ di tempo in Comunità, quando entrano in casa, dovranno rendersi conto del clima che si respira e quindi acquisire informazioni circa possibili eventi che potrebbero aver reso tristi, tesi o euforici i residenti nei rapporti tra loro. Il volontario deve rispettare il momento che i residenti stanno vivendo.

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a) Gruppo atteggiamenti

Ogni volontario, previa richiesta all’operatore, può partecipare al “gruppo atteggiamenti”. Se ci sono delle situazioni particolari, l’operatore potrà chiedere al volontario di non prendervi parte. Il volontario che intende partecipare dovrà fare ingresso nel gruppo fin dall’inizio e non abbandonarlo se non per motivi eccezionali e imprevedibili.
Durante il gruppo cercherà di non intervenire ma, se in qualche circostanza vorrà dare il suo apporto positivo, dovrà alzare la mano per prendere la parola, come tutti gli altri residenti. Il suo intervento non sarà di rimprovero né per esprimere i sentimenti che ha provato personalmente verso qualche residente e non dovrà mettersi in contraddizione o in disaccordo con gli insegnamenti dati dagli operatori.

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È compito di ogni volontario svolgere opera di prevenzione riguardo alle dipendenze, dal momento che l’esperienza maturata nella Comunità costituisce un bagaglio importante e utile non solo per sé ma anche per gli altri.
Il volontario è chiamato a fare prevenzione iniziando dalla propria famiglia. Egli potrà impegnarsi a prevenire conflitti o incomprensioni che possono essere terreno fertile per molte dipendenze che possono presentarsi anche in età adulta (esempio: il gioco, l’alcolismo, ecc.). Potrà maturare una maggiore sensibilità nel cogliere indizi che segnalano l’inizio di dipendenze sia nei figli adolescenti che in altri parenti, nipoti, ecc.

Se il volontario è un insegnante, potrà acquisire una maggiore conoscenza del fenomeno delle dipendenze e dare il suo contributo di prevenzione nell’ambito scolastico, approcciandosi con maggiore sicurezza verso gli studenti che potrebbero avere questo problema, promuovendo incontri di prevenzione nelle proprie classi, ricorrendo eventualmente all’esperienza dei giovani e dei volontari della Comunità.

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L’opera di volontariato darà i suoi frutti se i volontari vivono in unità di pensiero, di intenzioni, di progetti, cercando di collaborare tutti, o almeno di condividere le attività che si svolgono. Più i volontari hanno a che fare con un ambiente sociale caratterizzato da ideologie di disgregazione e di morte, più essi devono essere saldamente legati attraverso il vincolo forte dell’unione e dell’amore.


a) Responsabile dei volontari

Nell’ambito dell’elezione del Consiglio dell’Associazione, i volontari scelgono un consigliere responsabile dei volontari, che ha il compito di coordinare i volontari in occasione di particolari iniziative, di animare i rapporti tra i volontari e organizzare il servizio che essi svolgono a favore dell’Associazione.

Il responsabile dei volontari dovrà impegnarsi a organizzare tutte quelle iniziative che possono servire a tenere in armonia il gruppo e dovrà provvedere a dare quelle informazioni utili a svolgere bene il proprio compito, secondo gli scopi che l’Associazione si prefigge.

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Ogni volontario sa bene che l’aiuto alle persone con problemi di dipendenze non può prescindere dall’aiuto che deve essere dato anche ai loro familiari, e che il recupero dei rapporti affettivi è importantissimo per giungere ad una buona conclusione del percorso terapeutico. È per questo motivo che alcuni volontari si dedicano in modo particolare ad aiutare le famiglie dei residenti e i loro singoli componenti.


a) Incontro settimanale con i familiari

Ogni settimana l’Associazione organizza l’incontro con i familiari per ascoltarli, avere un quadro della situazione familiare in cui vive il residente, raccogliere qualche notizia della sua storia personale e favorire, infine, il riavvicinamento del residente con i familiari, se ci sono state delle separazioni. Ad ogni modo, anche quando i rapporti sono ancora sostanzialmente buoni, ci sarà sempre bisogno di giungere ad una piena e autentica riconciliazione.

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Ogni opera svolta dai volontari come aiuto alle famiglie e ai residenti della comunità ha la sua importanza ed evidenzia le capacità, le possibilità e le disponibilità che ogni volontario, evangelicamente parlando, ha ricevuto per il bene comune e non per la sua affermazione personale. Alle tante difficoltà che si incontrano, il volontario fa fronte con una generosità, una vivacità e una vitalità che non possono affatto ritenersi scontate. Varie sono le occasioni in cui queste potenzialità vengono manifestate, soprattutto nei giorni di festa, quando i residenti possono percepire e vivere maggiormente la solitudine.

È necessario prendere consapevolezza della necessità di crescere sempre sia nell’acquisizione di maggiori competenze sia nello spirito di condivisione, di comunione e di partecipazione: il bene, fatto insieme, dona frutti molto più abbondanti.

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