L’ETICA DEL VOLONTARIO
Ogni uomo vive una sua dimensione etica, in quanto percepisce nella sua coscienza ciò che è bene e ciò che è male, modulando in risposta il suo comportamento. Nel campo del volontariato la dimensione etica è improntata fondamentalmente dall’amore verso il prossimo.
Per il volontario dell’Associazione Famiglie San Filippo Neri l’etica consiste nel suo impegno a conformarsi alla spiritualità e ai principi dell’Associazione, sperimentando, facendo propri questi valori con conseguenti benefici nella propria vita personale e in quella sociale, sia all’interno che all’esterno dell’Associazione stessa.
All’interno dell’Associazione il volontario agirà sempre in modo coscienzioso, nei limiti delle indicazioni ricevute e della riservatezza, portando avanti il compito che ha accettato di svolgere; rispetterà l’operato degli altri volontari, sostenendoli e incoraggiandoli; quando noterà eventuali difetti ed errori nell’azione di altri volontari, non esprimerà critiche, ma li aiuterà secondo il principio della correzione fraterna; eviterà che possa nascere uno spirito di conflitto o divisione tra i volontari stessi.
Agirà in modo giusto, non creando con nessuno degli utenti residenti, che svolge il programma terapeutico, legami di favoritismo; non gestirà i rapporti con nessuno di essi in modo arbitrario, senza confrontarsi con gli educatori; non entrerà nella loro vita personale, violandone l’intimità, e riferirà esclusivamente agli educatori i segreti di cui è venuto a conoscenza, evitando di comunicarli ad altre persone; non esprimerà giudizi sul loro passato e il loro presente; favorirà la possibilità di cambiamento.
Il volontario non giudicherà alcun comportamento riguardante l’affettività e la sessualità dell’utente residente, tuttavia, in quanto portatore di valori etici, lo aiuterà a fare le proprie scelte in libertà. Agirà in modo eticamente corretto anche, nei confronti dei familiari, non giudicandone lo stile di vita, i rapporti di coppia, l’educazione impartita ai figli, le problematiche personali, anche se conflittuali; eviterà l’aggressività verbale per rilevare comportamenti non sempre rispettosi delle regole comunitarie, optando sempre per un richiamo benevolo; darà suggerimenti sul modo di comportarsi con i propri figli senza pretenderne la messa in pratica; eviterà legami particolari con un nucleo familiare rispetto ad altri ecc.
Partendo dal principio che “qualsiasi droga fa male”, il volontario sarà contrario all’uso di qualsiasi droga sia leggera che pesante, sia legale che illegale, per cui s’impegnerà a fare opera di prevenzione affinché nessuno ne faccia uso e, al contempo, chi ne usa possa riuscire a farne a meno. Ogni volontario agirà con la speranza che ogni dipendenza potrà essere superata.
Il volontario manifesterà la trasparenza della sua eticità svolgendo il suo compito scevro di interesse personale, economico e sociale.
Necessità dell’etica nell’agire del volontario a favore della tossicodipendenza
- L’etica rinvia al comportamento morale da avere in una certa situazione in base a valori di riferimento.
- Se il riferimento è il valore della persona come essere spirituale, allora l’etica consiste nel promuovere il bene della persona in tutti i suoi aspetti senza trascurare ma mettendo al primo posto la persona come essere spirituale.
- L’etica del volontario non è un’etica legata solo alla legge e alle sue normative, né solo alle risorse finanziarie, né alla sola difesa dell’ordine sociale.
- Nelle tossicodipendenze, come in altri campi, la promozione del bene della persona è a tutto vantaggio del bene sociale compreso quello economico.
L’uso delle sostanze psicotrope è sempre eticamente scorretto.
- L’uso delle sostanze psicotrope, leggere o pesanti, è sempre eticamente scorretto per i danni fisici, psichici e spirituali che comporta.
- L’eliminazione dei danni sociali (furti, malattie, traffico illecito, ecc.) non è sufficiente per rendere accettabile il suo uso.
- L’uso di sostanze psicotrope resta eticamente inaccettabile anche se gestito dallo Stato, a meno che non sia finalizzato all’eliminazione di ogni dipendenza e al di dentro di terapie di disintossicazione – in questo concetto rientra ogni uso medicinale di dette sostanze.
L’etica della prevenzione
- La prevenzione è un dovere morale di tutti, in modo particolare del volontario che si impegnerà a livello personale e secondo le proprie capacità a promuoverla sia direttamente che indirettamente, sia nell’ambiente che frequenta normalmente sia dove può essere chiamato a dare il proprio contributo.
- La prevenzione è eticamente corretta se non spinge a curiosità, se non è fondata sulla paura, mentre è invece orientata a far prendere coscienza di tutte quelle problematiche che ne sono alla base.
L’etica del volontario nei confronti del tossicodipendente
- Il volontario non riterrà il tossicodipendente come soggetto irrecuperabile. Egli è contrario ad ogni cura che mira al solo mantenimento dello stato di dipendenza.
- Il volontario rispetterà il tossicodipendente come persona, non esprimerà giudizi su di lui, qualunque sia stato il suo comportamento passato. Egli non userà violenza, anche solo verbale, né minacce o ricatti.
- Al tossicodipendente non possono essere tolti i diritti fondamentali, ma alcuni possono essere sospesi nel loro esercizio o gestiti dalla comunità con il suo consenso (es. il diritto epistolare, il diritto allo stipendio, ecc.).
Etica del volontario in rapporto ai familiari del tossicodipendente.
- Il volontario non ha il diritto di entrare nella vita privata del tossicodipendente. Non deve raccogliere notizie con inganno né deve cercare di conoscerla attraverso documenti o scritti precedenti o redatti lungo il cammino comunitario.
- Il volontario, senza il consenso del soggetto o del gruppo, non può partecipare a gruppi terapeutici ed è tenuto a non trasmettere notizie riguardanti il soggetto, all’esterno.
- Il volontario non è tenuto a sapere notizie riguardanti lo stato di salute del residente e a risolvere eventuali problemi di contagio solo con il rispetto delle norme di prevenzione.
Etica del volontario in rapporto alla famiglia del tossicodipendente
- Il volontario sente il dovere, a seconda delle sue capacità e possibilità di sostenere, aiutare ed illuminare la vita dei familiari del tossicodipendente ben cosciente che l’aiuto alla famiglia è importante per il cammino terapeutico del tossicodipendente.
- Il volontario non trasmetterà notizie personali del residente ai suoi parenti, ma, quando ciò è ritenuto utile dall’equipe educatrice, aiuterà il residente a parlarne con i suoi parenti.
- Il volontario non si assumerà la responsabilità di decisioni che i parenti sono chiamati a prendere nei confronti dei residenti, ma cercherà, con la testimonianza delle proprie esperienze, di illuminarli, specie quando si tratta di scelte rischiose (es. allontanare un parente da casa).
Etica del volontario riguardo alla morale sessuale o all’inclinazione sessuale del tossicodipendente.
- Il volontario cercherà di trasmettere ogni visione della sessualità che sia rispettosa della propria ed altrui persona.
- Il volontario non discriminerà il residente in base alle sue inclinazioni sessuali ma si adopererà perché il soggetto, nel suo cammino comunitario si apra a riconoscere la sua vera identità.
- Il volontario riconosce che è suo dovere impegnarsi a liberare il soggetto da ogni visione o comportamento sessuale che in quanto non corrispondente al vero senso della sessualità umana è in correlazione alle varie dipendenze.
Etica della politica della riduzione del danno
La riduzione del danno come impegno a ridurre progressivamente un fenomeno che umanamente è difficile da eliminare almeno a breve e medio termine, è non solo accettabile ma eticamente corretto.
– In questo caso esso si può sviluppare:
a) Agganciare i tossicodipendenti al Ser.T. o a qualsiasi struttura che pur non eliminando la sofferenza ne limita i danni, con colloqui, gruppi, attività ricreative, sostegno alle famiglie, programmi di recupero nelle carceri, ecc.
b) Centri crisi in cui si aiuta a superare l’astinenza proponendo anche la possibilità di percorsi riabilitativi successivi.
– La riduzione del danno non è eticamente accettabile se consiste solo ad arginare il danno della droga, sia dal punto di vista sanitario che della criminalità, senza preoccuparsi di agire sulle cause, anzi legittimando e quindi sostenendo l’uso delle sostanze.
Perciò non è accettabile la riduzione del danno:
a) che significa distribuzione di siringhe e preservativi
b) l’uso legale delle droghe nelle cosiddette “stanze del buco”
c) l’uso di sostanze psicotrope e di psicofarmaci che cronicizzano la condizione di tossicodipendenza.
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